Società della cura in piazza contro “la sanità roba da ricchi” e la “Casa di comunità gestita da privati”

SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo distribuita dalla società della cura di Sarono presente oggi in piazza Libertà.
Il Coronavirus continua a flagellare la nostra società, a quasi due anni dalla sua comparsa.
Vi siete mai chiesti perché? Eppure è semplice, ce lo dicevano quei pochi scienziati onesti che in tv non rappresentavano gli interessi delle multinazionali del farmaco: “Se non si mette il vaccino a disposizione di tutto il mondo, ci saranno sempre Paesi dove si origineranno nuove varianti”.
Ed è quello che sta succedendo, proprio mentre – sempre in nome di quel “libero mercato” cui ne è stata affidata la distribuzione – si apprende in questi giorni che un miliardo di vaccini scaduti sono stati distrutti.
Non abituiamoci a convivere con il loro virus, non abituiamoci al loro business!
Del resto, è sempre al “libero mercato” e ai suoi mirabolanti “operatori privati” che i nostri governanti – dal Comune agli Stati – sembrano avere in mente di affidare la gestione della nostra salute, non capendo (o fingendo di non capire) che per garantire l’universalità del diritto (e cioè che tutte e tutti possiamo usufruirne) alcuni settori come la sanità devono restare saldamente in mano pubblica.
Guardiamo alla sanità lombarda, che non risponde da tempo ai bisogni di salute dei cittadini, ma solo a quelli dei privati (soprattutto convenzionati), che sono stati parificati al settore pubblico: una strategia per prendere i denari che paghiamo con le nostre tasse, toglierli alla sanità pubblica e metterli nelle mani dei privati, che li investono dove guadagnano di più, non dove c’è maggiormente bisogno. Un esempio? Raramente si è visto un pronto soccorso sorgere in una struttura a gestione privata convenzionata.
Curarsi è ormai diventato “roba da ricchi”.
Sono gli stessi CUP regionali a indirizzare i cittadini verso la propria rovina economica, se vogliono curarsi: “L’ecografia che le serve ci sarà tra un anno nell’ospedale pubblico, altrimenti domani nella struttura privata, basta pagare profumatamente”. Quante volte abbiamo sentito dire questa frase? Quante persone in più ogni giorno rinunciano a curarsi perché non se lo possono permettere? E’ questo il diritto alla salute per tutte e tutti sancito dall’articolo 32 della Costituzione?
Non abituiamoci al loro business: cambiare le regole si può, cambiando il governo in Regione nel 2023!
Ma veniamo al nostro territorio, dove abbiamo la storica ferita aperta di un ospedale che, nonostante i proclami di qualche politicante, rischia nuovamente la chiusura dal prossimo autunno. Persino la trasmissione televisiva Report ha indicato in Saronno l’esempio negativo della gestione ospedaliera in Lombardia! In effetti, sembra che si stia facendo di tutto per svenderlo a qualche privato, mentre il personale fugge da una struttura in disarmo: non permettiamoglielo!
E infine, la Casa di Comunità, la struttura di medicina di prossimità che dovrebbe avvicinare la sanità ai cittadini, che l’azienda sanitaria vuole gestita da un soggetto non pubblico, la Cooperativa Medici Insubria. Con l’applauso immediato e incondizionato, sin dallo scorso febbraio, del sindaco Airoldi e della sua amministrazione. In contraddizione aperta con il suo programma elettorale, in cui scriveva di volersi ispirare al modello delle Case della Salute dell’Emilia Romagna: in una serata pubblica organizzata da noi della Società della Cura a Saronno abbiamo fatto spiegare ad una assessora del modenese che non solo la Casa di Comunità può essere gestita in modo interamente pubblico, ma anche facendo partecipare attivamente la cittadinanza alla sua progettazione, partendo dai bisogni veri di salute di un territorio!
Quei bisogni di salute sempre più sacrificati a ogni livello al vile interesse economico privato. Insorgiamo!
LA SOCIETA’ DELLA CURA DEL SARONNESE (CI AVETE VISTO A REPORT…)
(foto archivio)