Ztl, Tu@ risponde ai “terrapiattisti urbanistici” (parlando di commercio, dati e di una Saronno più semplice per i pedoni)
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota della lista civica Tu@saronno in merito al dibattito con presa di posizione di Ascom, Michele Castelli e Lega in merito alla chiusura dell’anello della Ztl e al successivo progetto di allargamento annunciato dall’Amministrazione.
Si discute molto della riattivazione, voluta dall’Amministrazione Airoldi, di una parte della ZTL del centro di Saronno, quella – per intenderci – in zona piazza De Gasperi: si tratta di un anello di quattro vie in cui si entra da via Cavour, uscendo poi da via Micca. Il tema della ZTL, e più in generale quello della mobilità sostenibile, è da anni oggetto di discussione data l’urgenza (che abbiamo anche a Saronno) di diminuire gli impatti ambientali, sociali ed economici negativi generati dai veicoli privati e cioè l’inquinamento atmosferico ed acustico, oltre che il traffico, l’incidentalità, l’occupazione di suolo pubblico e il degrado delle aree urbane.
Nonostante la criticità e l’importanza del tema, universalmente discusso, c’è però ancora qualcuno che non capisce o che fa finta di non capire quanto il nostro futuro, il futuro del pianeta e il futuro delle nuove generazioni, siano legati anche (certamente non solo) alle scelte politiche in materia di mobilità; non possiamo non ricordare il penoso video in cui i candidati milanesi di centrodestra, sonoramente sconfitti da Beppe Sala al primo turno, martellavano il cordolo della ciclabile di Corso Buenos Aires (ciclabile che peraltro, in tempi recenti, i numeri e non le opinioni, hanno dimostrato essere stata una scelta vincente, sia per la riduzione dell’incidentalità e dell’uso dell’auto, sia per l’aumento di mezzi ciclabili!).
Ma anche a Saronno c’è stato chi, pochi giorni fa, ha addirittura accusato l’Amministrazione Airoldi di “talebanismo” per aver riattivato la ZTL nel tratto a suo tempo aperto da Fagioli. La voce, la cui opinione non ci stupisce vista l’area politica da cui arriva, è quella dell’ex-presidente di Saronno Servizi, il leghista Alberto Canciani. Dato che a noi non interessano le posizioni integraliste basate su atti di fede (i rosari, nel caso, li baciamo in privato e non ai comizi) conviene ricordare quali sono, tra le altre, le ragioni dell’allargamento della ZTL saronnese, la cui riapertura, vogliamo sottolinearlo, non è che abbia esattamente cambiato il destino della città riportandola alla vivacità febbrile degli Anni ’80.
La zona interessata dalla riattivazione della ZTL è nel cuore del nostro sistema commerciale. Al riguardo, pressoché tutti gli studi effettuati sul tema in giro per il mondo hanno dimostrato che l’utilizzo dell’auto non ha alcun impatto positivo sulle attività commerciali; e se è vero che le indagini svolte hanno talvolta interessato città molto più grandi di Saronno, è vero anche che questo principio è stato riscontrato anche in centri più piccoli.
Già nel 2018, un interessante articolo de Il Sole 24 Ore sul tema della mobilità su due ruote, ha riportato l’esempio di una indagine condotta a Toronto (Canada) su 61 negozi, da cui emergeva che «Solo il 10 % dei clienti utilizza l’auto per fare acquisti e coloro che arrivano a piedi e in bicicletta spendono più denaro su base mensile. Trasformare i parcheggi in piste o corsie ciclabili difficilmente, secondo gli autori, può avere un impatto negativo sul volume di business generato nella zona e anzi questo cambiamento può verosimilmente incrementare l’attività commerciale». Non risulta che gli autori dello studio canadese siano di Kabul, né che lo sia l’editore della principale testata economica italiana.
Ma questo è solo un esempio di un elenco infinito: New York, Helsinki, Portland, Auckland, Christchurch, Wellington, Dublino, Los Angeles, Toronto, San Francisco, Seattle, Davis, Bristol, Graz, Melbourne hanno tutte avuto dei vantaggi dalla riduzione del traffico automobilistico, cosa che chiunque può constatare con una rapida ricerca su Internet. Non a caso Boris Johnson prima, a Londra, e Ada Colau e Hanne Hidalgo dopo, rispettivamente a Barcellona e a Parigi, hanno consistentemente investito sulla riduzione del traffico automobilistico in città, portando queste importanti capitali europee al livello di Berlino, Amsterdam, Copenhagen, Stoccolma, Oslo. Anche in Italia ci sono esempi virtuosi: citiamo, tra i molti, Ferrara, dove è stata Ascom Confcommercio ad aver avviato, ormai anni fa, una bella iniziativa avente l’obiettivo di fare in modo che sia le scelte politiche pubbliche sia le iniziative private si muovessero nella direzione dello sviluppo della mobilità ciclabile. In Rete la bibliografia è talmente consistente che sostenere il contrario è sostanzialmente terrapiattismo urbanistico ed é antistorico.
Qui a Saronno, invece, si guarda ancora a questi interventi con fortissimo sospetto, con una pletora di voci anacronistiche e poco lungimiranti che si dicono contrarie a provvedimenti di questo tipo comunque vengano fatti e ovunque vengano fatti, da via Roma al centro. È il segno dei tempi, che vede il nostro paese ancora vittima di una visione che non si schioda dall’immaginare le nostre città vivibili solo in auto e il nostro commercio sostenuto unicamente dai parcheggi, come se i negozi fossero frequentati da automobili e non da persone.
Per fortuna il clima sta cambiando e sono sempre di più le persone e le famiglie che cercano quartieri con poche auto, limiti di velocità stringenti, tanti spazi sicuri per le persone, la possibilità di raggiungere facilmente il centro a piedi e il ritorno delle attività di quartieri (il caro vecchio “Alimentari”) come una benedizione. Non a caso il sondaggio proposto sul tema da IlSaronno qualche giorno fa, seppur nella sua generica validità, ha fatto constatare una schiacciante vittoria dei cittadini favorevoli alla riattivazione della ZTL.
La riattivazione della ZTL a Saronno è solo una goccia in questo oceano infinito di esperienze, ma noi crediamo valga la pena portare la nostra città, passo dopo passo, a essere più semplice da vivere per i pedoni, i ciclisti, le persone in generale. È una cosa che si può fare, che è vantaggiosa e che funziona. Basta studiare quello che succede in giro per il mondo, lasciando le posizioni integraliste a chi – e purtroppo sono ancora tanti, ma sempre meno! – non ha nessuna voglia di approfondire il tema e resta fermo a 50 anni fa.
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