Pd: “A Saronno non nasceranno più bambini ma a Tradate sì. E non solo gli unici conti che non tornano”

SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota del Pd in merito a quanto emerso dall’approfondimento realizzato da Radiorizzonti e da ilSaronno sul tema dell’ospedale.
Il presidente della Commissione Sanità di Regione Lombardia, Emanuele Monti (Lega), ha recentemente affermato nello speciale di Radioorizzonti con ilSaronno, che all’Ospedale di Saronno non tornerà il punto nascita perché esiste, com’è noto, il fenomeno della denatalità. Si potrebbe facilmente obiettargli che a Saronno, 38.476 abitanti, presumibilmente nascono (ovvero nascerebbero, se ne avessero la possibilità) più bambini che a Tradate, 18. 635 abitanti, a meno che i tradatesi non presentino un’anomala propensione a proliferare. E all’Ospedale di Tradate il punto nascita c’è, e non è mai stato portato altrove. Forse la spiegazione c’è, ed è una diversa Asst (Settelaghi, mentre la nostra è Valle Olona) e, per quanto se ne sa dalle cronache locali, la Asst Settelaghi non vede, a differenza della nostra, il “fugone” di medici e infermieri verso altri lidi: stessa Regione ma diversa capacità di governo della sanità?
Recentemente le minoranze del Comune di Gallarate, dopo l’audizione in Commissione Sanità del Comune del Direttore Generale di Asst Valle Olona Eugenio Porfido, ne hanno chiesto le dimissioni, insoddisfatti delle promesse e delle rassicurazioni ricevute sul presente e sul futuro del loro Ospedale.
A pensare male (come diceva quel tale: “a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”) si potrebbe ipotizzare che la totale mancanza nel nostro ospedale pubblico quantomeno di un percorso di accompagnamento della gravidanza faccia il paio con il denso programma di sostegno della gravidanza messo in campo dall’importante struttura della sanità privata operante in Saronno. Ovvio che le gravide senza la possibilità di utilizzare un’auto preferiscano appoggiarsi ad un centro sanitario locale piuttosto che affrontare un disagevole viaggio con i mezzi pubblici verso gli ospedali in cui si è deciso di mantenere i reparti di ostetricia e ginecologia e le loro attività.
Così “casualmente” ci sarà chi nel privato si avvantaggerà delle carenze e dell’indifferenza ai bisogni dei cittadini della sanità pubblica lombarda.
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