Armanini (FdI): “Perché sono fortemente contrario al ddl Zan”

SARONNO – “Ultimamente sembra che anche nella nostra città si parli più del cosiddetto Ddl Zan che dei problemi amministrativi locali, appellandosi al fatto che anche a Saronno sia presente (cosa ovvia e scontata) una rappresentanza della comunità Lgbtqi (vediamo se tra qualche anno riusciremo ad aggiungere qualche altra lettera per etichettare proprio tutti!)”
Inizia così la nota di Flavio Armanini esponente di Fratelli d’Italia
Si, perché se ad ogni comunicato si sottolinea che una rappresentanza di questa comunità (e già il definirla una “comunità” mi suona come un controsenso da chi la vorrebbe più tutelata rispetto alla norma, mi suona come discriminatorio, ghettizzante, quasi a voler sottolineare e rimarcare la loro diversità dalla “normalità”) è presente anche nella nostra città, pare già di per se una giustificazione necessaria verso i cittadini al fatto che la politica locale si interessi più a questo tema, ben lontano dai poteri decisionali locali, che a temi amministrativi più urgenti.
Nonostante chi ragiona a comparti stagni, soprattutto chi vive la sua esperienza politica più come “anti qualcosa” invece che come propositività, tenda ad affibbiare l’etichetta di razzista e discriminatore a chi è cresciuto culturalmente nella mia area politica e a chi non sia allineato al suo pensiero, personalmente ho sempre creduto che la mia Patria sia laddove si combatta per la mia idea e che i miei più fidati fratelli siano quelli che condividono con me le mie idee, al di là del colore della loro pelle o del loro orientamento sessuale.
Ecco perché per me le differenze “estetiche” o di orientamenti non hanno mai costituito un problema.
E proprio partendo da questi presupposti ritengo abbastanza triste (se non aberrante) la ghettizazione normativa di alcune categorie sociali, nata da un delirio collettivo di oscurantista volontà di correttezza politica e di imposizione del proprio pensiero come l’unico possibile nella società.
La ritengo un’involuzione (anche normativa) da parte di chi si definisce progressista a tal punto che pure nell’universo non eterosessuale si sono sollevate varie critiche e perplessità creando divisioni invece che unità. Per non parlare dei dubbi sollevati anche dai Radicali, ai quali penso che in materia di lotte per i diritti civili nessuno possa fare scuola.
Non mi addentro poi nella pericolosità normativa, che comunque riesco ad intuire e a percepire, non essendo un giurista. Mi limito ad una riflessione concernente la mia sfera lavorativa: un datore di lavoro assumerebbe ancora a cuor sereno come avrebbe fatto fino ad oggi una persona non eterossesuale? Sinceramente con l’approvazione di una simile norma fossi in lui ora ci penserei due volte: e se da una normale causa lavorativa si trovasse risucchiato nel vortice di una causa penale? Anche se non vero, intanto spetterebbe a lui dimostrare il contrario!
Rimpiango le lotte dei miei avversari politici quando, seppur partendo da presupposti diversi e con finalità differenti, si battevano per uno Stato sociale e per i diritti dei lavoratori, senza cercare di creare ad arte delle “specie” da tutelare, quando già il nostro diritto tutela da ingiurie minacce e violenze. Proprio quello che servirebbe oggi, con 945 mila posti di lavoro persi nell’ultimo anno!