Amara letterina di Natale sull’odissea di una 90enne vittima di una caduta

SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la letterina di Natale scritta da un saronnese per condividere l’odissea della madre 90enne in seguito ad una caduta che l’ha portata all’ospedale di Saronno. Nel finale non manca, oltre a tanta amarezza per le sofferenze patite dall’anziana, anche un appello al sindaco.
Caro Babbo Natale
Vorrei chiederti un favore: la prossima volta che uno dei miei familiari avrà la sventura di cadere e rompersi qualche osso, vieni per favore a prenderlo con la tua slitta e depositalo a Varese, dove vuoi tu, fingendo che sia caduto là. Ti sembrerà una richiesta balzana, ma non lo è poi tanto e ti spiego perché.
La mia mamma, anni 90, è caduta davanti a casa sua, a Saronno, l’otto dicembre alle 18,30. Soccorsa da una vicina e poi da me, tempestivamente arrivava il 118 e ci portava al PS dell’Ospedale di Saronno.
Fin qui tutto bene. Codice giallo con priorità, fino alle 22 non l’ha vista nessuno.
Poi finalmente vengono fatti visita ed RX con diagnosi di “frattura del bacino e infrazione del radio”. Il braccio le viene bloccato. Poi viene messa in astanteria e qui deve rimanere, immobile sul lettino. Dovrà passare la notte in ospedale perché l’ortopedico non fa il turno di notte.
Mio fratello, che il mattino dopo deve lavorare, passerà la notte su una scomodissima sedia di formica dura. Ma il mattino dopo l’ortopedico non si materializza.
Verso mezzogiorno veniamo a sapere che l’Rx deve ancora essere refertato… e l’ortopedico attende il referto.
Mia madre è sofferente e non ne può più ma ubi maior…
Verso le 17 abbiamo il referto (alleluia) e… a seguire, la visita dell’ortopedico con la… conferma della diagnosi.
Alle 17,30 (sono passate 23 ore dall’ingresso) dimissioni per il domicilio con indicazione di allettamento per 35 giorni e con la programmazione di visite di controllo per braccio e bacino a 15 e 35 giorni. Nessuna informazione mi viene fornita su ADI, dispositivi necessari (antidecubito etc…).
Si fa presto a dire dimissioni: la devi trasportare… Ti metti al telefono e scorri inutilmente tutta la lista di croci variamente colorate (rosse, azzurre, argento…) ricevendo innumerevoli dinieghi per mancanza di equipaggio, ambulanza etc etc .
Disperata, alle 19 muovo a commozione la Croce Rossa di Misinto ( a cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti).
Non sapendo che fare, la faccio portare a casa mia.
Mi rendo subito conto che la stanza (ex di mia figlia) di cui dispongo non è idonea: spazi ridotti, letto non elettrificato. Rinvio il problema al giorno dopo.
Nella notte, mia madre cade dal letto. Era agitata e il letto, ovviamente, non aveva le sbarre. Alle 3 di notte chiamo il 118 e la rimettono a letto utilizzando la barella rigida.
Firmo la liberatoria per non portarla di nuovo il PS. Il giorno dopo inizia un nuovo delirio: le è venuta la febbre, non sta bene e non posso rischiare un’altra caduta. Inoltre non può muovere il bacino e per ogni operazione di mobilizzazione per lavarla, cambiarla, sistemarla nel letto occorre essere in due. Mia madre prima di cadere era autonoma nella vita quotidiana e non ha una badante. Ma anche le agenzie per badanti mi rimbalzano: a dicembre quelle che lavorano in gran parte vanno al loro paese e le disoccupate sono occupate a sostituirle. Non ne troveranno nemmeno una.
Telefono al mondo intero ma non c’è niente di niente nel raggio di 20 km che possa risolvere il mio problema. Tutte le strutture mi parlano di lunghissime liste d’attesa.
Solo l’assistente sociale dell’Ospedale (che ringrazio) mi dà qualche indirizzo e forse trovo un posto a Legnano, in RSA; per qualche giorno dopo.
Ma l’unica cosa che funziona in Italia, la catena di Sant’Antonio, mi viene in soccorso. L’amico di una ex collega che non vedo da 23 anni conosce un medico che lavora in una struttura che forse… Così mia mamma viene portata, ovviamente a spese nostre, da un’ambulanza a Varese (Fondazione Molina, reparto sub acuti) dove verrà curata per il tempo necessario, privatamente (€ 140 al giorno).
Sembra una storia a lieto fine, ma te ne voglio raccontare un’altra.
La compagna di stanza di mia mamma, anni 86, è caduta in Varese, sulle strisce pedonali, lussandosi una spalla.
Dopo la riduzione della spalla in PS dell’Ospedale di Circolo, avvenuta dopo meno di mezz’ora di attesa ed un breve periodo di osservazione in un’area attrezzata del PS, è stata trasferita per qualche giorno nel reparto “ricoveri brevi” dello stesso Ospedale.
E’ meno grave di mia madre, può muoversi e camminare liberamente ma vive sola (come mia madre), ha bisogno di assistenza e cure (come mia madre) e quindi non possono rimandarla al suo domicilio.
Le offrono di scegliere una struttura tra tre che le propongono.
Lei sceglie Fondazione Molina perché la conosce già. L’Ospedale organizza il trasporto in ambulanza (gratis) e la signora viene ricoverata nello stesso reparto sub acuti, stessa stanza di mia madre, ma a spese del Servizio Sanitario Nazionale. Non pagherà un euro.
Ecco la spiegazione della strana richiesta che ti ho fatto. Fammi cadere a Varese, per favore, caro Babbo Natale.
E poi guarda giù a e dai una mano a chi, diversamente da me, non ha informazioni sui servizi sanitari, non ha una rete di conoscenze che l’aiuti, non ha i mezzi economici per pagare 5000 e più euro che gli costerebbe una caduta a Saronno.
Non so proprio come possa farcela, altrimenti.
Questa letterina la consegno anche al mio Sindaco perché è convinto che al nostro Ospedale vada tutto bene, forse potrebbe aprirgli un po’ gli occhi.
Non mi firmo per rispetto della privacy di mia mamma, ma tu sai bene chi sono e sai che ti ho raccontato null’altro che la verità, senza esagerazioni.