Senzacasa: “Tre sgomberi in 3 settimane. A Saronno la repressione è di casa”
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eccone una sintesi
“Dopo lo sgombero di via Don Monza, che è costato al Comune di Saronno un investimento di 580mila euro per la prossima (?) ristrutturazione della casa da anni abbandonata, la città di Saronno ha avuto la fortuna di essere letteralmente invasa da decine di poliziotti in assetto antisommossa altre due volte nelle ultime tre settimane…. Prima per sgomberare una casa disabitata da una ventina d’anni in via Randaccio, poi per buttare fuori da una casa popolare del quartiere Matteotti tre ragazzi.
Gli eventi di queste tre settimane rendono evidente ancora una volta quel che comunque è da sempre sotto gli occhi di tutti: il Comune di Saronno, che da anni si lamenta della mancanza di fondi necessari per aiutare le famiglie in difficoltà, dare una casa a chi ne ha bisogno, fare interventi volti a migliorare le condizioni di vita nella città, non ha difficoltà a tirare fuori dal cilindro 580mila euro per azioni da campagna elettorale.
L’ALER, azienda di edilizia residenziale (…) è oggi fallita (con 345 milioni di buco), cerca di fare cassa in tutti i modi vendendo una buona parte di case popolari. Nel frattempo una ampia fetta di appartamenti pubblici rimangono vuoti, lasciati all’abbandono, e chi ne ha bisogno ne viene tenuto fuori a forza. Questa azienda alla completa deriva e incapace di rispondere, o comunque indifferente, alle richieste degli inquilini, è però sempre molto presente quando si tratta di sfrattare inquilini morosi o occupanti. Tutti gli sforzi dell’ALER sembrano essere indirizzati verso lo svuotamento e la svendita delle case, invece che, come in teoria ci si aspetterebbe, alla preoccupazione di dare una casa ad ogni persona che ne abbia la necessità.
E così i politicanti di destra e di sinistra si sprecano ogni volta in dichiarazioni deliranti sul sopruso derivante dalle occupazioni. A detta loro il sopruso sarebbe quindi aprire ed abitare una casa dell’ALER vuota da anni, e che per altri anni ancora rimarrà vuota, fino a che non sarà venduta…forse. A nessuno di loro interessa dire quale sia il sopruso derivante dal lasciare decine di case pubbliche vuote, mentre centinaia di famiglie ne attendono una. A nessuno di loro interessa sottolineare come i soldi vengano spesi per interessi personalistici di partito, invece di essere investiti per sistemare alcune delle case lasciate all’abbandono dalla pubblica amministrazione. Mentre sono sempre di più le persone che tirano a campare, che rischiano uno sfratto (409 nel solo 2013 in provincia di Varese), che perdono il lavoro o vedono le loro già misere paghe diminuire sempre più, lo Stato non pensa ad altro che a sfoderare blindati e manganelli, per rimettere al suo posto chi dice che non ci sta, chi cerca in prima persona una alternativa alla vita senza uscite che ci obbligano a vivere.
Senza casa non ci sto – Basta sfratti e sgomberi!
(foto archivio – ocupazione luglio 2012)
21022014