Roccolo abusivo: arrestato bracconiere

SARONNO – Operazione congiunta dei carabinieri della Compagnia di Saronno con il Sita, il Servizio interprovinciale di tutela animali: oggi alle 6.30 hanno arrestato un bracconiere.
L’intervento si è svolto sul territorio del Comune di Venegono Superiore: sul posto il Sita per verificare gli indizi raccolti in quasi due anni e mezzo di investigazione, sulla presenza di un grande roccolo abusivo realizzato all’interno dell’ampia area boschiva di pertinenza di un edificio privato.
“Il personale – si legge nel comunicato stampa del Servizio di tutela animali – udiva il continuo ripetersi di un canto avifaunistico, da ricondursi presumibilmente ad un esemplare di tordo, il che proprio per la sua ripetitività meccanica nonostante l’assenza di luce, faceva ritenere assai probabile la presenza di un richiamo elettroacustico; e poco prima delle 8., con lo schiarirsi del cielo, era possibile altresì scorgere dalla pubblica via, mediante l’utilizzo di binocolo, la presenza di una rete da uccellagione. Stante la flagranza accertata avveniva l’intervento, attraverso un varco presente nella rete che delimitava il bosco, constatando effettivamente la presenza di un roccolo (insieme di reti da uccellagione piazzate a circolo) e gabbiette da richiamo contenenti uccelli vivi nonché un altoparlante fissato su una pianta all’interno del roccolo stesso il quale emetteva il richiamo acustico”.
Nel mentre, prosegue il comunicato “giungeva sul posto il proprietario: l’uomo veniva fermato con l’accusa di furto aggravato ai danni dello Stato, essendo la fauna selvatica patrimonio dello Stato; e veniva consegnato ai carabinieri”.
Sono state rimosse e sequestrate cinque reti da uccellagione (da 10 metri l’una), una gabbia trappola per mammiferi provvista di esca (carne), un altoparlante.
Inoltre, all’interno di un capanno in legno venivano rinvenuti i seguenti esemplari di uccelli vivi,”ognuno contenuto all’interno di una gabbietta di ridotte dimensioni colma di escrementi e acqua , quando presente, contaminata dalle feci degli stessi: c’erano nove esemplari di tordo sassello (Turdus iliacus), sette di tordo bottaccio (Turdus philomelos), due di merlo (Turdus merula), due di crociere comune (Loxia curvirostra linnaeus), otto di lucherino (Carduelis spinus); otto di prispolone (Anthus trivialis linnaeus), tre di fringuello (Fringilla caelebs).
Trovato anche altro materiale: un richiamo elettroacustico (che stava riproducendo il canto del tordo) dal quale partiva un cavo che alimentava l’altoparlante, appoggiato sull’albero all’interno del roccolo; due reti da uccellagione nuove ancora impacchettate di cui una di 12 metri per due e l’altra di otto per due; tre temporizzatori, utilizzati per regolare la luce nel capanno per stimolare negli uccelli il canto.
“Durante la perlustrazione – viene riepilogato dal Sita – veniva poi rinvenuto uno scatolone, appoggiato sopra un tavolino nel giardino stesso, con otto sagome in plastica riproducenti uccelli, presumibilmente anch’esse utilizzate come richiami; una gabbia trappola a scatto approntata alla cattura e dunque in esercizio di cattura con all’interno un’esca (carne), utilizzata per la cattura di mammiferi, verosimilmente per ostacolare l’avvicinarsi di predatori (volpi e mustelidi) alle gabbie; quattro reti da uccellagione di sei per due metri, al momento non in uso, nascoste dietro una plancia in legno appoggiata al muro della limitrofa villa.
Alle 9 sul posto l’intervento anche del Nucleo faunistico della polizia provinciale per la consegna dell’avifauna e il ricovero al Centro recupero animali selvatici di Vanzago, Milano, convenzionato con la Provincia di Varese; nonché gli agenti del comando di polizia locale del Comune di Venegono Superiore per gli accertamenti edilizi relativamente al capanno ed altre strutture fisse di presunta realizzazione abusiva.
Prima volta in Italia per casi come questo, l’uomo veniva dunque arrestato: domattina il processo per direttissima al Tribunale di Varese. Il venegonese deve rispondere di furto aggravato ed altri reati.
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Commenti
che galera. in italia in galera non ci va nessuno. questa gentaglia meglio toccarla su portafoglio. dategli un bel, che so, 20000 eur di multa e la voglia di bracconare gli passa
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Purtroppo l’attuale normativa è inadeguata. Oggi è stato condannato per direttissima a sei mesi di reclusione (pena ovviamente sospesa) e 300 euro miseri di multa. Interessante almeno l’interdizione dal terreno di proprietà privata usato per il bracconaggio. Sarebbe stato decisamente meglio: 1) Fargli scontare la pena con obbligo di prestare servizi civili 2) Caricare la multa 3) Confiscare la proprietà privata se apparteneva al soggetto in questione 4) Eliminare eventuali agevolazioni di cui l’imputato gode 5) Comminare una multa di qualche migliaio di euro. Se il soggetto avesse avuto un porto d’armi uso caccia la pena sarebbe stata ancora più lieve. Eppure ogni volta il legislatore non inasprisce le pene per chi braccona (cacciattore o non). No comment. Vero che dalle contravvenzioni non possono venire soldi sicuri, come da accise, tasse e IVA, ma diamine aumentando almeno le multe per simili porcherie, si potrebbero da un lato recuperare più soldi per sistemare i danni cagionati e dall’altro magari cercare di ridurre una piaga che comunque è ben diffusa su tutto il territorio nazionale.
Bene, anche se poi di galera non se ne farà più per via di indulti e compagnia, almeno si è dato un chiaro messaggio a queste personaggi. Nella nostra zona per fortuna non è una piaga molto diffusa, ma è ovvio che c’è ancora un mercato fiorente di richiami illegali, non vedo l’ora che vietino l’uso di richiami vivi, una vera e propria tortura.
PS: nel titolo avete scritto roncolo al posto di roccolo 😉