Processo per direttissima: bracconiere condannato, uccellini liberati

SARONNO – Condanna a sei mesi di reclusione e ad un’ammenda di 300 euro, con il divieto di tornare nel giardino della sua seconda casa, dove aveva piazzato il roccolo: questa la pena, per direttissima, al processo che si è tenuto questa mattina al tribunale di Varese nei confronti del braccniere arrestato martedì dal Sita, Servizio interprovinciale tutela animali, con i carabinieri della Compagnia saronnese.
In un comucato, il responsabile del Sita, Francesco Faragò, riepiloga gli ultimi sviluppi della vicenda, che hanno anche comportato alla liberazione degli uccellini che sono stati “salvati”.
“Dopo l’arresto, primo caso in Italia, di un uomo dedito alla cattura di avifauna protetta all’interno di una vasta area boschiva di sua proprietà nel Comune di Venegono Superiore ad opera degli agenti e ufficiali di polizia giudiziaria del Sita e dei carabinieri, si comunica che, rinviato a giudizio per direttissima, questa mattina al Tribunale di Varese l’uomo è stato giudicato e condannato con sentenza a 300 euro di ammenda e sei mesi di reclusione per tutti i reati a lui ascritti.
In particolare l’uomo è stato giudicato colpevole di furto aggravato ai danni dello Stato (reato che ne ha consentito l’arresto) in quanto colto in flagrante mentre si appropriava di fauna selvatica, ovvero del patrimonio indisponibile dello Stato, mediante l’uso di mezzi fraudolenti quali il roccolo che egli stesso aveva realizzato (struttura composta da una lunga serie di reti circolarmente disposte) nonché per ricettazione in quanto trovato in possesso di avifauna selvatica provvista di anello ma di cui non sapeva dimostrare la provenienza, caccia con mezzi vietati per l’uso di trappole e di richiami elettromagnetici e cosa, non meno importante, per maltrattamento di animali per le precarie condizioni igienico-sanitarie in cui erano detenuti, alcuni dei quali anche oggetto di evidenti menomazioni fisiche (taglio delle ali con vistosa emorragia).
Non solo, ma oltre alla condanna, il giudice disponeva altresì la confisca dei mezzi illeciti e fraudolenti (reti, trappole e quant’altro), la liberazione degli uccelli (a cura, in mattinata, dalla polizia provinciale) ad esclusione degli esemplari ancora ricoverati in quanto bisognosi di assistenza veterinaria (comunque da liberarsi anch’essi quando le loro condizioni lo consentiranno) e, altra novità giuridica di assoluta rilevanza: l’interdizione, per il bracconiere, dall’amplia area boschiva totalmente recintata, di sua proprietà, ove egli esercitava la cattura degli animali mediante il roccolo. Sicché pur trattandosi della sua seconda casa (area boschiva di pertinenza dell’edificio), per ordine del giudice non potrà più accedervi onde evitare la possibile reiterazione del reato.
201113
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Commenti
piccole notizie che fanno sperare in una Italia civilizzata – ora incastriamo e puniamo quelli che inquinano il Lura
Stessa pena a chi imbratta muri e va fuori di matto nel palazzo comunale